STORIA

La storia del Consorzio del Fiume Olona è la storia del più antico consorzio irriguo d'Italia che, con il tempo, è anche diventata la storia dei rapporti tra la nostra gente e i rappresentanti dei Governi che nei secoli si sono succeduti.


Al di là della costituzione formale, che si fa risalire al 1606, al tempo della forte controversia tra gli utenti – in svariate forme – delle acque del fiume Olona ed il Governo “milanese” controllato da vicino dal Re di Spagna, il CONSORZIO DEL FIUME OLONA si può ben ritenere l’erede naturale delle antichissime associazioni di utenti che da secoli e secoli affiancavano o stimolavano ed anche contrastavano il Potere pubblico (nelle sue più varie espressioni lungo i secoli) con l’intento di curare, salvaguardare, migliorare, suddividere il più possibile equamente i molti benefici che si potevano trarre dall’utilizzo delle acque del Fiume: in quei lontani secoli, anche come acqua pura da bere, per il bestiame, per cavarne ghiaccio, per irrigare i prati contigui, per la pesca, per lavatoi…; importantissimo poi l’utilizzo del salto d’acqua per muovere le macine dei mulini da grani, vero fulcro dell’economia della Valle; e poi anche per dar energia a magli, lavorazioni dei panni di lana, segherie di marmi e di legnami…
Una valenza economica del Fiume di grandissima portata per tutta la Valle Olona ed anche per la stessa città di Milano, alla quale prevalentemente facevano capo i possessori dei maggiori interessi alle acque lungo tutto il suo corso.
Naturale quindi che del complesso degli utenti d’Olona parlasse, già agli inizi del XIII secolo, Galvano Fiamma nel suo “Manipulus Florum” che descriveva le cose grandi e notevoli della Milano di allora.
Certo, la questione delle acque non poteva non interessare i pubblici poteri: al 1346 risalgono gli “Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano”, tra i più antichi – tra quelli di cui ci é pervenuta notizia – in tema di regolamentazioni per le acque dei fiumi. Erano però anche tempi di forti divaricazioni nel potere politico ed economico delle classi sociali; facile per gli utenti “di rilievo”, in generale appartenenti alla nobiltà, ottenere da Signori e Governanti la ratifica di “privilegi”, fors’anche a ratifica di vecchi abusi perpetrati col tempo e con la forza.
Tanto che si dovette finalmente procedere, nel 1541 – sotto l’imperatore Carlo V – al varo delle NUOVE COSTITUZIONI: con esse la sovrintendenza al Fiume veniva affidata all’autorità di un Conservatore del Fiume, carica ricoperta per secoli da grandi personaggi del Senato milanese; il regime delle acque, il controllo dello stato del Fiume e del suo utilizzo riprendevano ad essere regolati nell’ambito dei principi di diritto pubblico, a garanzia degli utenti tutti, da quelli dell’alto corso fino agli ultimi giù verso Milano. Così nel 1548 una “grida” impose a tutti coloro che vantavano diritti sulle acque dell’Olona di giustificarne con documenti i relativi “titoli”.
Nel  1575 il senatore Monti – il Conservatore pro tempore -  emanava una “Ordinazione…per la riforma  di detto fiume”…in particolare per la cosiddetta “modulazione delle bocche” di presa d’acqua.
La premura governativa era anche frutto di un bisogno di introiti fiscali e quindi imponeva una tassazione sul prelievo e l’utilizzo delle acque: nasceva di qui una lunga diatriba tra gli utenti con “diritti” antichi ed il Fisco spagnolo, allora caratterizzato da pressante esosità.
Dopo lunghissime trattative fu sottoscritto uno storico accordo il 7 maggio 1610, con atto del notaio Giuseppe Grassi: tale atto segna formalmente la nascita del CONSORZIO DEL FIUME OLONA. Il Consorzio s’impegnò a pagare, una tantum al Fisco, “ 6000 scudi da lire sei  imperiali ciascuno”. Fermo restando l’impegno al rispetto delle norme generali dettate dalle Nuove Costituzioni del 1541, con l’accordo del 1610 il CONSORZIO otteneva il completo svincolo dell’Utenza da diretti interventi del Governo in tema di gestione del Fiume: esso diventò, in un certo senso, di proprietà del Consorzio medesimo.
L’amministrazione venne dapprima affidata a Sindaci eletti dagli utenti; restava tuttavia in vigore – in base alle citate Nuove Costituzioni – la figura del “Conservatore del Fiume Olona”, affidata in genere ad un esponente del Senato milanese.
Una prima organica descrizione dell’Olona e di tutte le sue utenze fu commissionata all’ingegnere Pierantonio Barca già dal 1606: i disegni redatti a seguito della sua visita sistematica del Fiume costituiscono ancor oggi una importante fonte storica ed un prezioso reperto dell’ Archivio Storico del Consorzio.
Una successiva descrizione dettagliata, che faceva seguito ad una visita personale eseguita – insieme ai suoi collaboratori ed all’ ingegnere Gaetano Raggi, estensore della Relazione stessa – dal “Conservatore” senatore Gabriele Verri, durante 22 giorni tra maggio e giugno del 1772. Con prontezza ed autorità furono evidenziati, puniti ed emendati “numerosi abusi” che nel tempo si erano accumulati , in genere a danno degli utenti del corso inferiore.
Nel 1806 l’Assemblea Generale degli Utenti nominò una Delegazione di 9 membri per l’amministrazione e la disciplina del Fiume; tale Delegazione redigeva e pubblicava - nel 1812  - il primo regolamento generale; Un Regio decreto del 16 luglio 1816 sanciva ancora ufficialmente la vita del Consorzio e la Delegazione prese il nome di “Amministrazione del Consorzio del Fiume Olona” .
Prendeva allora forma stabile anche la struttura burocratica del Consorzio: un cancelliere, un ingegnere, un protocollista speditore, un ragioniere, un cassiere, un inserviente e quattro custodi del fiume. Tra i compiti del Consorzio, non solo il controllo contro ogni abuso ma anche la possibilità  di dirette sanzioni pecuniarie, oltre la denuncia ai superiori Tribunali per i casi più gravi.
Con l’avanzare dei primordi dell’industria, specie nell’alto corso varesino, forte si fece la pressione degli utenti “industriali” a smuovere una certa gestione consorziale troppo ferma sugli antichi interessi dei terrieri. Una Commissione fu avviata per rivedere il regolamento, ed il nuovo fu adottato nel 1869. Le discussioni per il rinnovamento proseguirono per anni e portarono, nel 1877 alla adozione di un nuovo Regolamento generale ed alla suddivisione del corso del Fiume in “tre riparti”, a ciascuno dei quali erano assegnati in rappresentanza 20 delegati, per sessanta complessivi che costituivano l’intera assemblea. Non c’è spazio qui per elencare nomi: vi facevano parte molti tra i più significativi nomi della nobiltà terriera milanese e della nascente classe industriali milanese e varesina.
La sede del Consorzio rimase a Milano, fino al 1982, allorché si ritenne più rappresentativa una nuova sede collocata in un punto centrale del corso, e fu Castellanza.
Nel 1921 nuove norme legislative imposero l’iscrizione dell’Olona nell’elenco delle “acque pubbliche” sotto egida demaniale. Si imponeva un chiarimento per il Consorzio, per il quale non era più possibile una gestione del tutto indipendente come per il passato. Alla opposizione giudiziaria opposta dal Consorzio contro tale iscrizione dell’Olona, seguì una causa che si ritenne poi inevitabile concludere con una transazione, in base alla quale al Consorzio veniva delegata dallo stato l’azione di mediazione fra gli utenti e lo Stato stesso, in tema di licenze, concessioni, manutenzioni  e controlli ordinari, riscossioni dei canoni. La convenzione (Atto di transazione) fu stipulata con atto notaio T. Rosnati del 28 febbraio 1923.


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